Brian Jones a Cotchford Farm: il progetto mancato

Brian Jones a Cotchford Farm: il progetto mancato

L’8 giugno del 1969, Mick Jagger, Keith Richards e Charlie Watts vanno a trovare Brian Jones a Cotchford Farm, a Hartfield. I tre comunicano al chitarrista la sua estromissione dai Rolling Stones. Il giorno successivo, Jones dichiara alla stampa di lasciare la sua band per divergenze musicali con gli altri componenti. Vessato da pessime condizioni psicofisiche, l’artista si rinchiude nella sua villa. Acquistata nel novembre del 1968 ma ancora oggetto di ristrutturazioni, Cotchford Farm è già dotata di uno studio di registrazione domestico. E proprio nella saletta, l’artista cerca di gettare le basi di una possibile ripartenza. Da qualche tempo, Jones ha riallacciato i rapporti con il suo maestro: Alexis Korner. E in quel periodo, lo riceve in visita a Cotchford Farm a più riprese, insieme alla moglie Bobbie e alla figlia Sappho, a Peter Thorup e Nick South. Inizialmente Jones vorrebbe entrare nei New Church ma presto accorda a Korner il ruolo di direttore artistico di una nuova formazione. Nelle settimane successive, passano da Cotchford Farm John Mayall, Mitch Mitchell, Mickey Waller, Martin Stone e Boz Burrell. Per quanto riguarda l’entourage del suo ex gruppo, Jones propone la collaborazione anche a Ian Stewart e Jimmy Miller: il primo declina, il secondo accetta. In ambito femminile, chiede a Sappho Korner ed Elkie Brooks di produrre i loro dischi e a Cleo Sylvester di cantare nella sua nuova band. Nel complesso, Jones dimostra un grande entusiasmo per il progetto ma evidenti incertezze alla chitarra.

Alla morte dell’artista, rimangono in sospeso almeno due prove pianificate: con Steve Marriott e Jerry Shirley dei nascenti Humble Pie e con Carl Palmer e Vincent Crane dei futuri Atomic Rooster. Resta invece avvolta nel mistero l’ipotetica collaborazione con Jimi Hendrix e John Lennon, entrambi in rotta con le rispettive band, in quel periodo. D’altra parte, i nastri registrati a Cotchford Farm svaniscono presto nel nulla. Nel corso del tempo, emergono solo i titoli di due probabili demo casalinghi: “Chow Time” e “Has Anybody Seen My Baby”. Per ricostruire il progetto mancato bisogna quindi affidarsi unicamente alle dichiarazioni di Jones e Korner. Al termine della lavorazione di Brian Jones Presents the Pipes of Pan at Joujouka, il chitarrista intende compiere un ulteriore passo in avanti. Nei suoi piani, il connubio artificioso tra effettazioni elettroniche e registrazioni etnologiche deve lasciare spazio a un mischiamento concreto di black music e musica marocchina. Animato dall’intento di riportare a galla le radici africane del patrimonio americano, Jones vuole fondere il rock dei Creedence Clearwater Revival e il gospel di James Cleveland, l’hot jazz di New Orleans e la trance music di Joujouka. In quest’ottica, prende a punto di riferimento Sidney Bechet, nel tentativo di replicare con il sax soprano gli stilemi joujoukesi. Come chitarrista e cantante, si ispira invece a John Fogerty. E sulla scorta di un’evidente somiglianza fisica sembra volerne rappresentare la controparte britannica.

Questo articolo si basa soprattutto sulle testimonianze di Brian Jones, Alexis Korner, Bobbie Korner, Nick South, John Mayall, Jimmy Miller, Ian Stewart, Mickey Waller, Cleo Sylvestre, Jerry Shirley, Steve Marriott e Martin Stone.

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