I Phono Records di Robert Watts: i dischi di diversi materiali

I Phono Records di Robert Watts: i dischi di diversi materiali

L’artista americano Robert Watts, originario di Burlington in Iowa, si trasferisce a New York nel 1946, per studiare all’Art Students League e alla Columbia University. Diventato professore della Rutgers University del New Jersey nel 1953, presto entra in rapporto con alcuni seguaci di John Cage. Tra il 1963 e il 1964, organizza lo Yam Festival con George Brecht e partecipa ad American Supermarket con Andy Warhol. In bilico tra event e pop, nello stesso periodo produce fluxkit e fluxbox sotto l’egida di George Maciunas. Nella sua produzione, trovano spazio anche alcuni dischi realizzati nel 1964. Presentati, nello stesso anno, al Fluxstore di Canal Street a New York, i Phono Records, inizialmente, sono semplici vinili riciclati e dipinti dall'artista. Posti sul giradischi, durante la performance, iniziano a suonare mano a mano che la puntina elimina lo strato di vernice. Dal 1969, Watts crea, invece, ex novo dischi in corda, metallo, plastica, argilla, latex e legno, con profondità di solco e numero di giri differenti. Presentati l’anno successivo alla mostra Rope & String alla Janis Gallery di New York, i Phono Records diventano ritratti sonori del macchinario usato per produrli, perlopiù il tornio della Rutgers University. Watts, disinteressato alle nozioni di composizione o interpretazione, si focalizza, così, sul processo di lavorazione del supporto. E pone l’accento sulle caratteristiche sonore dei diversi materiali. In piena sintonia con lo spirito fluxus, l’artista dimostra il suo debito nei confronti di John Cage, grande detrattore dell’album come formato.

 

La prima serie di Phono Records, in vinile dipinto, viene realizzata da Robert Watts nel 1964. La seconda serie di Phono Records, in corda, metallo, plastica, argilla, latex e legno, viene prodotta da Watts dal 1969.

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